I 7 Chakra: una mappa per il viaggio del Sè

Che tu sia un principiante oppure un praticante esperto, hai sicuramente sentito nominare i Chakra. Prima di vedere alcune caratteristiche di ciascuno dei sette Chakra principali, voglio offrirti una panoramica sul sistema dei Chakra, che fornisce un po’ una “mappa” per il nostro viaggio interiore.

Nel corso di migliaia di anni, infatti, in  India è stata condotta una intensa ricerca per comprendere lo spirito umano. Questa ricerca ha condotto allo sviluppo di molte mappe per la comprensione dell’universo interiore ed esteriore dell’essere umano. Un fattore comune in queste mappe è un approccio che integra corpo, mente e spirito e guarda agli individui come microcosmi che appartengono a un più ampio universo, che allo stesso tempo rappresentano.

I Chakra sono una tessera importante nel progetto completo di comprensione e definizione dei parametri dello spirito umano. Queste diverse mappe dell’essere -i kosha (involucro fisico, energetico, psico-emotivo, mentale e spirituale), i cinque elementi (terra, acqua, fuoco, aria ed etere), i Chakra–  si sostengono a vicenda ed unite formano l’immagine completa dell’essere umano e del nostro universo.

I Chakra formano parte integrante del Tantra yoga. Un aspetto chiave del Tantra è l’approccio positivo nei confronti del corpo fisico, per cui tutti gli aspetti della persona sono inclusi nella ricerca spirituale. La radice delle energie che devono essere risvegliate nel corpo è il potere della creazione stessa, la Kundalini. Questa energia dormiente rappresenta il potenziale di trasformazione spirituale e di risveglio ed è  evolutiva per sua stessa natura. Le pratiche di Hatha yoga sono usate per risvegliare e canalizzare queste energie per la trasformazione spirituale.

L’esperienza dei Chakra è considerato l’ambito di studio del Kundalini yoga.

L’esplorazione dei Chakra nella pratica è presa in considerazione anche nello yoga classico di Patanjali che forma la base filosofica della tradizione yogica. Nel terzo capitolo degli Yoga Sutras, Patanjali fornisce istruzioni dettagliate per la meditazione e molti dei chakra sono descritti come aspetti della pratica meditativa.

I Chakra rappresentano un elemento chiave anche in alcuni testi più tardi come l’Hatha yoga Pradipika o lo Shiva Samhita.

Quindi, nelle diverse tradizioni, le pratiche yogiche  vengono viste come strumenti per aprire, allineare ed equilibrare i Chakra. Queste tecniche funzionano sia purificando il corpo sia canalizzando l’energia dentro e attraverso i Chakra.

Dal momento che, come dice Pattabhi Jois, “Lo yoga è 99% pratica e 1% teoria”, ti invito a partecipare a una settimana di Yoga in Vacanza -Risveglia i chakra attraverso la pratica- che sto organizzando dal 1 all’8 luglio a Kytnos in Grecia. Sarà un’occasione per una pratica approfondita, in uno scenario naturale incantevole e nello spirito di condivisione.
Per maggiori informazioni, vai al link dell’evento.

La parola Chakra significa ruota. Si tratta di vortici di energia che ricevono energia dall’universo, la immagazzinando, e la distribuiscono a parti specifiche dell’insieme mente/corpo, attraverso una rete di sottili canali psichici, le nadi. I Chakra fanno parte del nostro corpo di energia, pranamaya kosha, ma la loro attività si estende ad ogni aspetto del nostro essere. Se vuoi avere un’idea del sistema energetico all’interno del quale si situano i Chakra, puoi leggere il mio articolo sulla  fisiologia sottile dello yoga.

Nella loro sostanza, tutte le energie dentro l’universo e dentro il corpo sono manifestazioni della fonte unica di energia. Queste energie tuttavia vibrano a diverse frequenze per soddisfare specifiche esigenze. I Chakra rappresentano queste differenti frequenze energetiche. Inoltre ad ognuna di queste frequenze è assegnata ad una zona del corpo e la propria funzione specifica. Ogni energia dei Chakra ha anche un tema specifico, che include archetipi fondamentali come la sopravvivenza, l’amore o la trasformazione spirituale e sono organizzati lungo una gerarchia evolutiva dei bisogni umani cominciando dalla sopravvivenza ed evolvendo attraverso la procreazione, la socializzazione, l’altruismo e l’intuizione, finché l’evoluzione spirituale non si manifesta nello sviluppo della consapevolezza unitiva.

I Chakra sono quindi archetipi di trasformazione e potenziale ad ogni livello del nostro essere. Questo potenziale latente è simbolicamente rappresentato dal fiore di loto (i Chakra vengono chiamati anche “loto”). Ogni Chakra viene raffigurato da un loto,  con un colore e un numero di petali caratteristico. Il numero dei petali aumenta man  mano che procediamo all’interno del sistema dei Chakra e rappresenta l’aumentata complessità di ogni centro energetico. I Chakra costituiscono una cornice psicologica, filosofica e spirituale per l’evoluzione e lo sviluppo dell’essere umano. Ad ogni passo del cammino, i Chakra descrivono un’area della nostra vita da esplorare, integrare e trasformare. Ogni Chakra costituisce le fondamenta per il Chakra successivo,  ed i temi centrali di sviluppo di ogni Chakra devono essere soddisfatti per poter soddisfare le intenzioni dei Chakra che seguono. Nonostante i Chakra formino una gerarchia, questo non significa però che l’evoluzione proceda in modo lineare.

Vuoi conoscere anche qualcosa in più su ognuno dei 7 Chakra principali?

  1. Muladhara – il primo Chakra
  2. Svadhistana – il secondo Chakra
  3. Manipura – il terzo Chakra
  4. Anahata – il quarto Chakra
  5. Vishudda – il quinto Chakra
  6. Ajna – il sesto Chakra
  7. Sahasrara – il settimo Chakra
Micaela Jorio. Nata a Roma nel 1968, madre di due figli. Pratico Hatha yoga dalla metà degli anni ’90 e lo insegno dal 2000. Kriyaban. Reiki Master. Insegnante certificata di Yoga in Volo e di Shakti Dance. Co-ideatrice e co-organizzatrice della manifestazione Energie nel Parco, insegno a Viterbo presso Energy Center “Le Torrette”.
Blog: www.vitadayogi.com

Surya Namaskara, quando è nato il Saluto al Sole?

A differenza di quanto ritenuto comunemente il famosissimo Saluto al Sole (Surya Namaskara) non ha antichissime origini ed è praticamente sicuro che ai tempi dei Veda (oltre 2.000 anni fa) nessuno lo praticasse. C’era ovviamente il culto del sole, ma non la sequenza di asana oggi eseguita in tutto il mondo.
surya namaskaraTra i pochissimi che ancora provano a sostenere tali origini antiche c’è Christopher Tompkins che si è focalizzato sulla setta proto-tantrica Pāśupata nata a partire dal II secolo. Secondo Tompkins le pratiche di circumnavigazione del linga rappresentante il “sole” Siva proprie di questa setta sarebbero da accostare al Surya Namaskara come sua vera origine storica. Egli sostiene che all’interno di queste “camminate” rituali venivano usate pose corporee riprese dalla tradizione della danza sacra indiana rintracciabili nel Nātyaśāstra, l’opera indiana più importante dedicata all’arte teatrale. È difficile però incontrare in quest’opera descrizioni che possano ricordare la sequenza del saluto al sole.

Risulta anche difficile dimostrare che Krishnamacharya, come invece pretenderebbe Tompkins, conoscesse il commento ai Pāśupata Sūtra. Anche oggi nelle montagne sacre indiane si possono vedere sadhu che seguono quei modelli di camminata probabilmente non diversi da quelli di cui sopra. Classica è la sequenza costituita dal lancio di una pietra davanti a sé, inginocchiamento ritmico, prostrazione totale del corpo, ripresa della pietra in mano, alzata, un altro passo (o pochi passi avanti) e ancora lancio della pietra, ecc. È una pratica nota con il nome di dandavat parikrama. In questa sequenza, giocando di fantasia, potrebbe essere possibile ravvisare alcuni movimenti che potrebbero far pensare ad asana del saluto al sole: in particolar modo Chaturanga Dandasana e Bhujagasana. Ma le analogie sono troppo lontane.

Gli storici dello yoga tendono a riportare le origini del Surya Namaskara all’inizio del XX secolo. Una prima testimonianza si trova nelle pubblicazioni di Bhavanarao Pant Pratinidhim (1868-1951), raja di Aundh, piccolo principato dell’India governato dai britannici che nel 1928 scrisse Surya Namaskars (Sun Adoration)  for Health, Efficiency and Longevity.

Bhavanarao era il terzo figlio e pareva non destinato a governare. A differenza, quindi, di molti principi si dedicò agli studi. Era molto interessato all’arte ed alla cultura fisica ed in particolare per quanto riguarda quest’ultima approfondì la conoscenza del wrestling e del mallakhamb (sport tradizionale indiano in cui si eseguono posture yoga aeree e prese di wrestling in concerto con un palo fisso in legno). Praticava lui stesso gli esercizi di Sandow, un tedesco considerato ai tempi l’uomo più forte d’Europa e molto famoso in India probabilmente perché ai tempi gli indiani cercavano di ricostruire una identità di popolo “muscolarmente” forte perché spesso considerati deboli dagli Inglesi. La diffusione del body building di Sandow fu permesso anche dai numerosi libri (anche fotografici) che lui pubblicò.

Non è chiaro come Pant arrivò alla definizione della sequenza del Surya Namaskara. Nella sua biografia si dice solo che: “il raja stesso svolgeva questi esercizi di devozione al sole, molto regolarmente da quando il suo collega ed amico il vecchio raja di Mirai gli consigliò di farli”.

Egli insistette dapprima che i suoi figli lo praticassero e successivamente tutti i ragazzi a scuola. Nel 1923 scrisse un libro in Marathi su tale pratica che fu poi tradotto in inglese.

Egli vedeva in questa sequenza una alternativa tipicamente indiana agli stili ginnici di matrice europea. Il Surya Namaskara veniva visto come esercizio per l’allungamento e il rafforzamento dei muscoli e delle articolazioni, una pratica che servisse a lavorare sul corpo nel suo complesso e dunque il saluto al sole veniva considerato come pratica prettamente salutistica.

Nel 1927 spiegò al “Times  of India” i benefici di questa pratica: “La grande particolarità ed importanza della pratica del Namaskara consiste nel fatto di poter essere eseguito in qualsiasi ora, in qualsiasi stagione, a tutte le età e sia da uomini che donne” (quest’ultimo è senz’altro un elemento di grande modernità visto quanto poco lo yoga fosse pensato per le donne. Pensate a quanto faticò Indra Devi, donna e pure occidentale, a farsi accettare come allieva da Krishnamacharya).

Il raja considerata la grande importanza che attribuiva alla pratica decise di portarla all’estero. Egli fece girare un piccolo filmato e lo diffuse in tutti i paesi che visitò. Quando arrivò in Inghilterra una giornalista (Louise Morgan) ne fu così affascinata da scrivere una serie di sei articoli per il News Chronicle, famoso quotidiano dei tempi. Gli articoli erano corredati da fotografie dello stesso “inventore” della pratica e di uno studente di Oxford.

L’interesse che queste pubblicazioni suscitarono lo portarono nel 1938 a scrivere il libro “The Ten-Point Way to Health. Surya Namaskars”.

Anche il figlio di Pant Pratinidhim, Apa, che intraprese la carriera del diplomatico quando Aundh ritornò in mano al governo indiano, scrisse nel 1970 un’operetta sul Sūrya Namaskāra:  “Surya Namaskar, an Ancient Indian Exercise”.

Tutti questi trattati sul saluto al sole difficilmente parlano di Yoga e questo fa capire come le due pratiche non fossero considerate correlate.

Nel bellissimo libro “The Yoga Body”, Mark Singleton afferma che il Sūryanamaskāra sia stato inventato proprio da Patinidhi Pant, nonostante il Rāja più volte affermi nel suo testo, secondo un modello espositivo tipicamente induista, che non si tratti di una sua invenzione, bensì di una tradizione di antica origine marathi. Tuttavia, come ben sottolinea Singleton, non esiste alcuna prova testuale esplicita che la sequenza Sūryanamaskāra sia stata praticata prima del XX secolo.

Successivamente a tali pubblicazioni la notorietà di questa sequenza continuò a crescere soprattutto a Mysore, grazie a Krishnamacharya.

All’inizio degli anni ’30, Krishnamacharya aveva assegnato ad un altro insegnante (suo allievo) una classe di di preparazione fisica allo yoga in cui veniva praticato il Surya Namaskara, oltre a forme di allenamento di estrazione occidentale (non molto yogiche, quindi). Successivamente tale classe di allenamento fu fusa con quella seguita direttamente dal famoso maestro indiano e questo induce a ritenere  che il saluto al sole non fosse ritenuta una sequenza di asana, ma di movimenti preparatori allo Yoga vero e proprio.

Krishnamacharya presentò il Surya Namaskara nello Yoga Makaranda, scritto nel 1934 (quindi alcuni anni dopo Pant Pratinidhim). Sembra certo che Krishnamacharya fosse stato influenzato nella messa a punto del suo stile dalla tradizione ginnico-marziale praticata nella casa reale di Mysore, dall’addestramento militare britannico (pare quasi incredibile che qualcosa di militare ed occidentale sia presente nello yoga che oggi noi pratichiamo) e, ovviamente, dalla pratica spirituale: è ovviamente l’enfasi sul respiro e sulla devozione che distinse il suo insegnamento dello yoga da una dimensione puramente atletica insieme alla componente “vinyasa” ossia di collegamento dei vari asana in una dinamica fluida.

Allievi di Krishnamacharya divenuti a loro volta maestri sono stati fondamentali nella strutturazione di larga parte della storia dello yoga moderno: basti pensare a Pattabhi Jois, fondatore dell’Asthanga Yoga o a B.K.S. Iyengar, fondatore dello Iyengar Yoga, o a Indra Devi. Questi (e altri) maestri hanno continuato a insegnare il Sūrya Namaskāra a migliaia di allievi di tutte le nazionalità. Tra i più importanti “divulgatori” del Surya Namaskara negli USA (ed in particolare in California, dove già pochi anni prima aveva insegnato anche Pattabhi Jois) si ricordano l’insegnante di Ashtanga Yoga, Tim Miller, e l’insegnante di Iyengar Yoga, Roger Cole.

E così il saluto al sole è diventato uno dei pilastri della pratica attuale dello yoga anche se nato come separato dallo stesso sebbene nella stessa patria e respirando la medesima aria. Studiando si può comprendere sempre di più come il “nostro” concetto di Yoga (per quanto spesso definito tradizionale da maestri ed insegnanti di vario tipo) sia molto lontano e distante da quello che l’India ha sempre definito Yoga (basti vedere la scarsa importanza data alle asana da Patanjali, ma anche da Vivekananda che portò lo Yoga in occidente alla fine del XIX secolo).

Questo Articolo è tratto dal blog Savitri Magazine di Massimo Mannarelli e Sibilla Vecchiarino, che si ringraziano per il prezioso contributo.

Sibilla Vecchiarino. Praticante di Yoga da circa 20 anni e insegnante (certificata CONI) dal 2014. Ha studiato e conseguito il proprio diploma di insegnante presso Sathya Yoga di Monza, scuola di Amrita Ceravolo. Ha altresì diploma di insegnante dei 7 Riti Tibetani conseguito con la Maestra Silvia Salvarani.

Ha tenuto corsi in vari centri del milanese e oggi insegna a Milano presso La Voce del Corpo. Tiene seminari con il marito Massimo Mannarelli con cui ha approfondito e studiato il collegamento tra Yoga e preghiera islamica e Sufismo.

Collabora fin dalla sua nascita con la testata dedicata allo Yoga “Yoga Magazine“. Insieme al marito scrive sul blog Savitri Magazine, diario del percorso di conoscenza e del cammino spirituale dei suoi fondatori. Ha viaggiato in Iran e India dove ha conosciuto luoghi sacri di diverse tradizioni e ne ha approfondito lo studio.

Yoga dei 5 Elementi (Tatwa)

Attraverso la pratica dello Yoga puoi integrare nella vita quotidiana la comprensione dei 5 elementi (terra, acqua, fuoco, aria, etere) che sono la base della pratica e del cammino spirituale della persona.

Gli elementi sono tutto ciò che è manifesto in natura e nello spazio a noi visibile (maya) possiamo praticare con essi ovunque siamo ed in qualsiasi situazione; lo studio delle loro interazioni può cambiare la prospettiva sui rapporti che stabiliamo con il mondo naturale e nelle relazioni ed esperienze personali, allargando le nostre visioni, fortificando la salute e dandoci un concreto sostegno per le pratiche di yoga e meditazione.

Gli elementi sono infatti anche simboli psicologici importanti e racchiudono la potenza e le possibilità della mente, le strutture del comportamento umano, semi di carattere e di personalità oltre che rappresentazione materiale della struttura della persona.

Gli elementi “grossolani”terra, acqua, fuoco, aria e spazio/etere – sono la base principale con il quale lavora lo sciamanesimo, rapportandosi con la natura per accedere alla dimensione sacra dell’esistenza. Ogni elemento vibra una sua frequenza e corrisponde ad uno stato psichico diverso. Ogni elemento corrisponde ai primi 5 chakra o plessi nervosi del corpo e rappresenta la struttura fisica dell’uomo.

A livello “sottile”, lo yoga tantrico lavora con questi stessi elementi che si incontrano nella dimensione energetica dell’individuo, riconoscendo l’energia come forza divina. Sono energie che si manifestano attraverso suoni, vibrazioni, pensieri, scelte di vita, comportamenti. Sono ovviamente collegate ai nostri 5 organi di senso indispensabile nella pratica dello yoga e indispensabili per discernere e conoscere il mondo attraverso l’esperienza fisica.

Significa lavorare sul terreno dell’esperienza fisica mettendosi in contatto con lo spirito. Siamo puro spirito che cerca di apprendere attraverso l’esperienza fisica con i 5 elementi, e i 5 organi di senso.

L’esperienza ci dice che i cinque elementi includono tutto, non vi è separazione, ogni elemento è in relazione con gli altri, nel macrocosmo della natura, esattamente come nel microcosmo del corpo e della mente.

Macrocosmo e microcosmo sono l’uno il riflesso dell’altro. Non c’è dentro senza un fuori. Ciò che è dentro è fuori, ciò che è in basso è anche in alto. Ciò che è terra contiene acqua, l’acqua contiene l’aria, l’aria è sollevata dal calore del fuoco che trasforma, l’etere trasmette e amplifica connettendolo in modo invisibile.

Lo yoga tantrico come il Kundalini, offre una visione perfetta di questo microcosmo, e l’opportunità di conoscere empiricamente, attraverso l’esperienza diretta, le energie vitali presenti in noi.

Attraverso asana e kriya, pranayama, mudra, mantra e dhristi e yantra, lavori sui 5 elementi per espandere la coscienza, per controllare la mente e connettersi con il sé superiore.

È nell’esperienza fisica che il sentiero spirituale si rivela. Praticando forse qualcosa accade.

Quel che accade, è percezione del praticante perché accede ad uno spazio sacro, di cui raramente vorrà parlarvi. Quando avviene la connessione, ed entri in uno stato di Cherdi kala (beatitudine) la serenità e la pace inonderanno ogni tua cellula, donandoti uno stato psichico di elevazione e gioia.

Lo yoga tantrico ti porta all’autoaccettazione e auto conoscenza attraverso lo studio, il riconoscimento e lo sviluppo delle facoltà psichiche e fisiche legate ai 5 elementi.

Sat nam ji

Carolina Paoletti (Amar Devi Kaur).

Insegnante Kundalini Yoga con diploma KRI presso la scuola Akhara di Guru Shabad de Santis (guardia del corpo del maestro Yogi Bhajan), 3HO, Certificazione Ikyta International, Csen Yoga Alliance.

Inoltre è Brain Longevity Specialist® e creatrice e unica titolare del marchio Kundalini Flow Method ®, Gong therapist. Tramanda la millenaria conoscenza sacra del Kundalini Yoga unendo i suoi studi di Teosofia, Psicosomatica e Psicologia, Neurotraining, Mantra Yoga  Gong e Numerologia promuovendo un approccio concreto ed efficace di Yoga.

Lo studio degli elementi, della numerologia, dei corpi sottili, dei poteri psichici, la meditazione trascendentale e della mente sono atti a portarci ad un alto stato di consapevolezza, espansione e prosperità. E raggiungere l’esperienza dell’infinito.

E’ stata ospite al Festival dell’Oriente con Masterclass di Kundalini Yoga e Meditazione.

Yoga, non solo Asana

Molto spesso siamo portati a pensare che lo Yoga sia fatto soltanto di asana (posizioni). Ma non è affatto così, in realtà c’è molto di più.

MUDRA – Il potere è nelle tue dita

Le mudra sono sigilli che permettono di indirizzare l’energia in un area specifica del cervello, stimolando risposte emotive e comportamentali specifiche.

Come toccare un tasto del PC, ogni tocco di un dito invia un comando preciso al nostro pc di bordo. Inoltre nel Kundalini Yoga ogni dito della mano è associato simbolicamente ad un un pianeta specifico e alla sua potenziale influenza sul nostro comportamento.

Il pollice rappresenta il pianeta Terra e quindi il nostro ego, la nostra identità e quindi il modo in cui ci relazioniamo attraverso gli elementi col mondo esterno (EGO ERADICATOR).

Se il pollice tocca le altre dita, che cosa avviene? Scopriamolo caso per caso:

  • Indice, rappresenta il Pianeta Giove; espansione, sede della conoscenza, la saggezza, la ricettività, l’intelletto e la maestria. GYAN MUDRA
  • Medio, rappresenta Pianeta Saturno, perseveranza e resilienza, il dovere e l’impegno. SHUNI MUDRA
  • Anulare, rappresenta il Pianeta Sole e Venere fonte di energia, salute, gioia, spinta sessuale e apertura in amore, migliora la salute. SURYA MUDRA
  • Mignolo, rappresenta il Pianeta Mercurio e la capacità comunicazione, con sé stessi e gli altro, veicolo Dell’informazione, la rapidità, le sinapsi e quindi la Comunicazione nel corpo attraverso il sistema nervoso e l’elaborazione dei dati sul piano fisico emotivo e psichico. BUDDHI MUDRA

Il mudra di Preghiera invece unisce tutte le dita per espandere, dare amore, ricevere, ascoltare… e neutralizzare le polarità maschile/femminile preparando una base neutra di ascolto e ricezione.

Una pratica Yoga che non utilizza le mudra è una pratica privata dal suo potenziale, perché i mudra permettono di veicolare l’energia laddove abbiamo bisogno disegnando un nuovo comando psichico.

P.S.: provate a notare quale dito usate prevalentemente nella vostra quotidianità…

DRISHTI

Durante la pratica lo sguardo e la mente possono distrarsi, così in modo consapevole noi riportiamo il focus su un oggetto del pensiero.

Drishti si usa in tutte le pratiche Hatha Yoga e in special modo se ne fa largamente uso nel Kundalini Yoga.

Ma perché si usa Drishti?

I Drishti sono tecniche di concentrazione dove focalizziamo lo sguardo e quindo tutta l’attenzione su una specifica parte del corpo, durante la meditazione e durante il krya.

Avviene sia ad occhi aperti sia chiusi che semi chiusi, sia in rilassamento Shavasana, sia in meditazione, sia durante il krya e alcune asana specifiche come il Maha mudra.

I principali Dristhi che incontreremo durante la pratica e che ci permettono di incrementare lucidità e attenzione.

  1. occhi aperti alla punta del naso (stimola nervo ottico, lobi frontali del cervello, miglior controllo della mente e dell’intelletto, controllo del carattere, stimolo ipofisi e terzo occhio).
  2. occhi chiusi fissano il centro del mento (centro di venere) controlla il punto lunare del corpo quindi permette un buon controllo delle emozioni, ascolto, calma le emozioni.
  3. occhi semi-chiusi fissano terzo occhio (stimolo terzo occhio, ascolto, conoscenza, intuito, pressione all’ipofisi).
  4. occhi chiusi alla fontanella o epifisi (stimola asse talamo ipotalamo del cervello per il controllo delle emozioni, stimola elevazione coscienza e connessione con il sé superiore, preghiera, stimolo epifisi).
  5. occhi chiusi al cuore (devozionale, bhakti, stimola preghiera abbandono compassione).

È difficile all’inizio, necessita uno sforzo consapevole e una intenzione per riportare costantemente lo sguardo al punto di partenza.

Non lottate con la mente, se vi distraete ritornate serenamente al punto di osservazione dello sguardo.

PRANA E APANA

Per un praticante di Kundalini Yoga, e non solo, è un argomento ripetuto… chi non ha sentito parlare almeno una volta nella vita di prana e apana?

Sintetizzando al massimo per riassumere un argomento molto complesso e ricco, ricordo che essi sono i due principali Vaju (Arie o Soffi vitali) cioè i due flussi di energia che circolano nel nostro corpo e dal cui equilibrio e vitalità dipende la salute dell’intero organismo, nonchè il risveglio dell’energia Kundalini.

PRANA: energia di accumulo che viene caricata positivamente inspirando dalla narice destra (Pingala canale solare maschile Yang) e che stimola il sistema nervoso simpatico. Nutre polmoni gola e sfera alta del corpo sopra l’ombelico, da forza energia lucidità, riscalda.

APANA: energia eliminativa che viene caricata negativamente inspirando dalla narice sinistra (Ida canale lunare femminile Yin) e che calma e regola le funzioni eliminatrici del corpo, e il sistema nervoso para simpatico. Dall’ombelico in sotto, elimina, detox, calma, rilassa, rinfresca.

L’equilibrio si ottiene se l’accumulo di energia è in equilibrio con le energie di smaltimento e le forze eliminatrici (il nutrimento deve essere bilanciato da una valida capacità di smaltimento di energie negative e tossine)

“Quando prana e apana, che agiscono come l’asse contrale di tutti i Prana, sono forti ed equilibrati, gli altri tendono ad aggiustarsi. Quando prana e apana sono forti, le energie opposte si mischiano unendosi nell’ombelico all’applicare Mulbandh. Questo apre la porta al flusso della Kundalini, che è l’energia essenziale della coscienza”.
— Yogi Bhajan

Il mescolarsi all’area dell’ombelico attraverso Mulbandha e Mahabandha delle due forze, apre il canale centrale (Sushumna nadi, il midollo spinale) al flusso della Kundalini, intesa come energia neuro psichica.

Da qui, capite l’importanza che diamo nel Kundalini Yoga ai blocchi / bandha e ai flussi di energia attraverso le tecniche di pranayama atte a controllare la narice dominante.

Carolina Paoletti (Amar Devi Kaur).

Insegnante Kundalini Yoga con diploma KRI presso la scuola Akhara di Guru Shabad de Santis (guardia del corpo del maestro Yogi Bhajan), 3HO, Certificazione Ikyta International, Csen Yoga Alliance.

Inoltre è Brain Longevity Specialist® e creatrice e unica titolare del marchio Kundalini Flow Method ®, Gong therapist. Tramanda la millenaria conoscenza sacra del Kundalini Yoga unendo i suoi studi di Teosofia, Psicosomatica e Psicologia, Neurotraining, Mantra Yoga  Gong e Numerologia promuovendo un approccio concreto ed efficace di Yoga.

Lo studio degli elementi, della numerologia, dei corpi sottili, dei poteri psichici, la meditazione trascendentale e della mente sono atti a portarci ad un alto stato di consapevolezza, espansione e prosperità. E raggiungere l’esperienza dell’infinito.

E’ stata ospite al Festival dell’Oriente con Masterclass di Kundalini Yoga e Meditazione.